28 febbraio 2011

L'intramontabile fascino dell'architetto.

Fin dai lontani anni '80, la figura del giovane architetto di successo ha sempre affascinato i creativi meno in regola con tale aggettivo, i quali pare si divertano a riproporne l'icona a cadenze suppergiù regolari, con minimi adattamenti alle mode e ai tic del momento.

I motivi per cui questa figura professionale esercita su di loro e sui loro clienti un fascino perverso sono molteplici. L'architetto è per definizione entusiasta di ciò che fa e di ciò che ha in mente di fare, e questo lo predispone al sorriso. E' piuttosto belloccio, veste casual trendy e porta la barba di qualche giorno, che è sempre una cosa che ci fa sentire tutti liberi e creativi. Lavora sempre in team con un paio di suoi felici simili, di cui uno gradevolmente femmina e l'altro maschio come lui ma un po' meno artista, meno piacione e  più precisino, per questo porta gli occhiali e talvolta non disdegna la cravatta. I tre, insieme, si completano perfettamente e possono fare un sacco di cose divertenti, tipo lasciare di tanto in tanto i loro open-space tutti vetri con vista sul meglio del vedibile per andare in cantiere a veder crescere le loro creature. A differenza di noi pubblicitari, gli architetti si indicano a vicenda con la matita delle cose molto interessanti sul monitor del computer o in bellissimi plastici, se litigano lo fanno per tre secondi in modo amabile e riescono sempre a vendere le loro geniali idee così come le avevano concepite. Per questo motivo, gli capita spessissimo di festeggiare nei modi più simpatici e naturali, tipo brindare con un amaro, darsi maschie strette di mano, pacche sulla spalla e, in casi particolari, addirittura un cinque.

Va da sé che persone così belle, simpatiche, dinamiche, che muovono il mondo con la forza del loro entusiasmo, rappresentino il cliente ideale per una nutrita serie di prodotti essenziali, che vanno dall'amaro per brindare di cui sopra all'auto su cui discutere andando in cantiere, dal software per indicare con la matita sul monitor a piani su misura di strozzinaggio bancario. In questo specifico caso, ciò che non potrà mancare agli architetti di turno è un operatore telefonico unico, l'ideale nel tuo mondo, nel tuo lavoro. Quello che prima o poi sarebbe bello finalmente sapere in che cavolo di felice e pallosissima galassia si trovi.





10 febbraio 2011

Al diavolo

"Al diavolo tutti gli spot per la finta scelta alternativa, che ne abbiamo visti e rivisti da non poterne più. Al diavolo l'esca dell'individualismo a buon mercato, del fuori dal coro dei pirla solo per te che hai capito tutto. Al diavolo il conformismo della loro supponenza anticonformista, dei loro speaker che soffiano banalità. Al diavolo la moda smessa dell'antimoda, che per far moda fa ancora più schifo. 
Il futuro appartiene a chi ha il coraggio di essere differente."

7 febbraio 2011

Il sociale de noantri

Chissà perché, ogni volta che mi capita di vedere una campagna sociale promossa da un Qualunque Ministero Di Casa Nostra, non posso fare a meno di pensare a una vecchia canzone di Graham Nash intitolata King Midas in reverse. Anche se nel caso del Re Mida di Nash "everything around him turns to dust" mentre invece la comunicazione del nostro governo turns in ben più solida sostanza, il meccanismo di trasformazione automatica è lo stesso. L'ho già detto ma lo ridico. Prendi un tema dei più appetibili per qualunque creativo come una campagna per l'uso delle cinture di sicurezza: all'estero è già mezzo biglietto per la croisette in tasca, qui è  l'ingresso garantito in porkfolio.

Interrogarsi sulle cause e dire che ogni governo ha la comunicazione che si merita è troppo facile, bisogna aggiungere almeno che ogni agenzia ha la coscienza che si merita e quasi nessuna sembra seriamente preoccupata per un eventuale giorno del giudizio.
Personalmente, una preoccupazione ce l'ho, e non è certamente quella data dalla certezza che la Leo Burnett non andrà a Cannes per questo film (per la regia di Brando De Sica, un nome che trasuda cinema), ma dal consistente sospetto che uno spot così, al di là della sua incresciosa sciatteria, non serva assolutamente a nulla. 
Mi chiedo infatti quante cinture in più verranno allacciate perché ce l'ha detto bonariamente Gigi Proietti nei panni del vigile/mandrake sul set di un finto film e ribadito nella finta realtà del finto fuori set. 
Ma forse sottovaluto l'immortale fascino della comunicazione sociale de noantri, dove il testimone simpatico ti fa il rimbrotto e siamo a posto così. Poi tutti da Perilli per una pajata. Massì...checcefrega, annoi?