19 dicembre 2011

Amaramente auguri

Il fatto che nel pubblicitario natalizio televisivo di questa fine d'anno si venga più facilmente raggiunti da inviti a stonarsi (ma responsabilmente, s'intende) a colpi di amaro piuttosto che a ingozzarsi di panettoni, pandori o torroni è abbastanza rappresentativo del periodo dorato che stiamo vivendo. Infatti, nei prossimi festeggiamenti pochi perderanno l'occasione di stravolgersi alcolicamente come nativi americani in riserva nel patetico tentativo di dimenticare quanto siamo caduti in basso e quanto fetente ci si prospetta il futuro.

Quindi gli spazi pullulano di allegri esempi di consumo di acque di fuoco, diventati in questi giorni la punta di diamante della creatività di casa nostra. Dopo aver reso il dovuto tributo a Montenegro e ai suoi surreali musicisti naufraghi, è ora il momento dell'Amaro Averna, altro grande classico dei deliri malinconici a bocca impastata di fine pasto, che qui ci viene invece immediatamente proposto come fosse un fresco prosecchino non appena mettiamo piede nella casa in cui si tiene la festa. Tutto ciò non è normale, come del resto il seguito della serata, che prevede, grazie all'effetto di litri di alcol dolciastro ingurgitati a stomaco vuoto, divertenti allucinazioni quali il sollevarsi in cielo dell'abitazione ospite con tutti gli alcolisti contenuti dopo un sisma di discreta potenza. 
Ma non è certamente il caso di prendersela con la nobilissima Saatchi & Saatchi per così poco e nemmeno per aver saputo distillare tutta la poesia del decollo della casa del vecchietto in Up per buttarla nel cesso insieme ai getti marroni di chi ha davvero esagerato. E' però doveroso assegnarle in chiusura d'anno il prestigioso Didascalic Award 2011, vinto l'anno precedente da un'altra memorabile festa, grazie al claim che sottolinea l'emozionante commercial: Averna. E la serata decolla.

Buone feste a quasi tutti.



5 dicembre 2011

Ecco gli Eroi del Montenegro.





L'accorato appello con cui concludevo il mio precedente post è stato accolto da un gentile lettore. È quindi con vero piacere che posso dare ai nostri schivi eroi del Montenegro un nome e almeno un poco della notorietà che si meritano. Onore alla Mario Labella & Partners e a Fulvio Talamucci, suo degno Direttore Creativo. 



29 novembre 2011

È stato difficileh, ma ce l'avete fattah!


Diciamoci la verità: nessuno avrebbe mai potuto immaginare che lo spot destinato a porre fine per sempre alle speranze dell’anfora aviotrasportata dell’Amaro Montenegro di poter un giorno insidiare il record di longevità del Pennello Cinghiale sarebbe stato quello che è. Nessuno, sano di mente, avrebbe mai potuto prevedere che, nel giro di pochi giorni dalla sua messa in onda, il seguito di una storica avventura di 30 secondi che da anni ci emozionava come una partita di curling sarebbe stato deriso da chiunque. 


Personalmente me ne guarderò bene dall'unirmi al coro di lazzi e pernacchie che lo sta accompagnando in ogni salotto del web, bensì esprimerò tutta la mia ammirazione per gli sconosciuti creativi che con un coraggio d'altri tempi, oserei dire risorgimentale, hanno voluto innalzare questo monumento a imperitura memoria della follia che alberga nella mente di troppi clienti, sbattendoci impietosamente in faccia le sue devastanti conseguenze. 


Non è difficile ipotizzare come si possa essere arrivati a tanto, avendo anche solo una sommaria conoscenza dei processi mentali della patologia. In preda ai tipici tormenti di un io diviso tra i due grandi poli malefici (innovazione e tradizione), il soggetto pensa di trovare una via d'uscita nella più estrema applicazione del fattore ma anche: avventura- salvataggio ma anche leggerezza, cameratismo tra uomini ma anche socialità, valori veri ma anche una rotonda sul mare, fino all'emblematico corrente per gli strumenti ma anche una lampada a petrolio sul tavolo. È così, e soltanto così, che si può arrivare, magari senza nemmeno accorgersene, all'inspiegabile deriva su un mare come olio di una chiatta chiamata barcone degli strumenti, sulla quale cinque musicisti vestiti da sera e un anonimo pescatore in cerata compongono un quadro surreale degno di una crosta alla De Chirico.


Guardare questo spot ogni giorno, prima di iniziare il proprio onesto lavoro, è un dovere morale per tutti noi, un monito perenne con cui nutrire la coscienza, se ce l'abbiamo.
Vorrei tanto poter conoscere il nome e il volto di chi avrebbe il diritto di gridare al mondo - questo l'ho fatto io! - anziché nascondersi nella modestia dell'eroe vero. 
Se qualcuno può aiutarmi lo faccia, e mi farà felice.






7 novembre 2011

Il falò delle vanità


Sarebbe perlomeno auspicabile che prima di cominciare a raccontare certe cose, per parole o per immagini, ci si ponesse onestamente la domanda - ne sarò capace? -  e onestamente ci si rispondesse, nel caso, - no -. E, nel caso, si lasciasse perdere, anche se l'intenzione fosse stata delle più lodevoli. 
È evidente come in Lorenzo Marini Group la si pensi diversamente, e non ci si preoccupi minimamente di ridurre l'ambiziosissimo racconto dell'imaginifico spettacolo con cui il fuoco di un camino riesce a ipnotizzarci in trenta secondi di banalità buttate lì alla rinfusa grazie a effetti che di speciale hanno solo il gusto. Pessimo, grossomodo come quello che ci resta in bocca se costretti a guardare il fuoco al di là di un vetro.

24 ottobre 2011

Volendo, anche una porcata si può fare in due

Va bene, posso essere d'accordo che produrre un bambino sia una bella cosa da farsi obbligatoriamente in due. Con qualche perplessità se, nello specifico, il bambino che ne risulta è più maleducato, stronzo e rompicoglioni di una scimmia con seri problemi caratteriali. Ma pazienza, non stiamo a sottilizzare. 

Passi anche che uno possa pensare che esibirsi per strada suonando la chitarra come un cane ululando insieme a un cane non sia la premessa di un devastante film neo-neorealista ma sia anche questa una cosa bella da farsi in due. De gustibus.

Ma faccio troppa fatica a considerare una cosa bella da farsi in due il tristissimo, amaro decadimento cerebrale di due anziani, costretti dalle bizze dei loro neuroni a comportarsi come due perfetti deficienti. Soprattutto se falsi come giuda, spontanei come una hostess e simpatici come un chewing-gum nei capelli.
Avrete ormai capito che sto parlando dell'ultimo film della campagna multisoggetto Vodafone per i suoi pacchetti +, frutto delle preziosissime meningi creative dell'agenzia più cool d'Italia, la 1861 United, che con questo delizioso spot mi concede finalmente l'onore di entrare per la prima volta in Porkfolio.


Pur sorvolando sul fatto,  di non poco conto, che non risulta chiaro il motivo per cui le medesime idiozie non si possano commettere con pari soddisfazione in più di due (e mi secca scomodare "Amici miei" per così poco), quello che rimane è un'interessantissima dimostrazione pratica di come in molti casi trattamento, regia e casting possano finire a calci quel poco di vivo che poteva esserci in un'idea malaticcia. 
Presi dal perfetto mondo di spottopoli, tra uno shooting di adesivo per dentiere "chi s'incolla mangia la mela" e un controllo gratuito dell'udito, i due anziani giovanili e patinati ne incarnano tutti i peggiori connotati, giubbino di camoscio compreso. Vedere la loro carica di simpatia e la loro magistrale recitazione alle prese con quegli scherzi che si abbandonavano in terza elementare perché troppo infantili è un'esperienza che ci si vorrebbe tanto risparmiare, ma che ci regala qualcosa d'importante: l'occasione di riconciliarci con il rincoglionimento senile, quello vero, e con tutta la sua tragica dignità.


22 settembre 2011

I credits devono girare!

Grazie a un pittoresco episodio che sta turbando il condominio pubblicità, in questi giorni ci siamo resi conto che i credits sono ambiti come non mai.
Pensando di fare cosa gradita al Signor Torchetti, un collezionista coinvolto nella vicenda, faccio quel poco che posso io nel mio piccolo per accontentarlo, riconoscendo finalmente un meritato ingresso in Porkfolio a questo spot firmato Brand Portal, interessante dimostrazione di come sia più difficile fuggire dal ghetto gnocca+testimonial per la telefonia che da un carcere di massima sorveglianza per un camorrista. Congratulazioni, Signor Torchetti!

6 settembre 2011

Dov'è la toeletta? Ho una certa fretta.

Solo una cosa riesce a essere più imbarazzante di una brutta campagna: il comunicato stampa di una brutta campagna. Un must di questi anni in cui anche una flebile scorreggina spudoratamente ambisce al titolo di evento, e che in quanto must non può esimersi dall'essere, anche quando finisce per rappresentare nient'altro che la propria sconcertante inconsistenza. 
Tra i graziosi temini scolasticamente svolti sul nulla assoluto che riempiono le pagine dei siti di settore ho voluto scegliere quello dedicato alla campagna che più ha allietato le serate televisive estive con la sua carica di ironica simpatia. Avrete già capito che si tratta di Limoncetta, un successo firmato Cernuto Pizzigoni & Partners.

Un estratto da Spot & Web:
...Il set è una splendida terrazza affacciata sulla costiera sorrentina. La campagna, due soggetti da 15’’, racconta momenti di vita importanti nei quali una domanda a sorpresa e un po’ ”spiazzante” mette i protagonisti alla prova. Una di quelle domande che cambiano la vita e che hanno bisogno di tempo per essere “digerite”.
I protagonisti per dare la risposta devono guadagnare tempo. Il modo migliore? Far degustare, “senza fretta”, Limoncetta all’interlocutore, che così ne scopre la piacevolezza, il gusto e si lascia rapire da una poesia per il palato.
Trascorrere le vacanze con la suocera? una proposta di matrimonio? queste domande hanno bisogno di tempo per ricevere una risposta.
“Senza fretta. Limoncetta”, dichiarano i protagonisti che invitano alla prova.


Ma ora lasciamo spazio alle immagini. Da gustarsi senza fretta.



28 luglio 2011

A proposito di desideri espressi

Anche se per convenzione è alla mezzanotte del 31 dicembre che stappiamo lo spumante e facciamo partire i botti, sappiamo tutti perfettamente che l'anno nuovo, non soltanto scolasticamente inteso, comincia a settembre, al ritorno dalle vacanze. 
Ed è sotto un ombrellone o dovunque si tenti di dedicarsi finalmente un po' a se stessi, e non a dicembre, che prendono vita le buone intenzioni per il futuro.

Io gioco d'anticipo, e mi permetto di esprimere ora, alla vigilia delle mie vacanze e al momento dell'arrivederci a settembre, un mio desiderio.

Quello di vedere un bel giorno l'avverarsi di un magico quanto inspiegabile fenomeno fisico a carico di chi non sa vedere altra strada che non sia quella della fica per risolvere un messaggio pubblicitario. Un meccanismo preciso, implacabile, irreversibile, che prevede per ogni passo in quella direzione un'immediata e consistente riduzione del volume complessivo del pisello per i maschi e un generoso accumulo di cellulite sui deretani delle femmine coinvolte.

Un desiderio come un altro, all'insegna del classico sperare in tempi migliori.

Buone vacanze a tutti. 


21 luglio 2011

Vive la difference

È scientificamente provato che la gran parte dei clienti pensa che la pubblicità sia quella cosa che potrebbero farsi egregiamente da soli, se solo il loro tempo non fosse già impegnato da faccende ben più importanti. 
Infatti raramente resistono alla tentazione di buttarti lì le loro geniali idee, i loro claim, i loro pay off, cortesemente travestiti da semplici input, ogni qualvolta se ne presenti l'occasione.

Immaginiamo quindi la gioia che ha colto un intero reparto marketing davanti alla possibilità di realizzare un sogno neanche tanto nascosto.
Vale la pena di citare testualmente Spot&Web

"La nuova alternativa alle bibite estive, è stata oggetto di uno spot singolare, girato dal team marketing italiano, di Davide Campari – Milano, che ha saputo interpretare con allegria e brio il motto di Mojito Soda: free you fun.
Chi copy, chi regista, chi sceneggiatore, chi coreografo, chi attore: tutto il gruppo marketing, con l’aiuto di qualche esperto, si è adoperato per realizzare un film destinato alla rete. Un’esperienza divertente e coinvolgente con risultati davvero inaspettati!"

Più che inaspettati, i risultati di questo simpatico cimento de "L'ora del dilettante" sono più che confortanti, addirittura tonificanti per chi di mestiere fa questo e basta. Per quanto capaci di produrre, all'occorrenza, porcate straordinariamente disgustose, i professionisti non possono che ringraziare per aver reso tangibile quella differenza che ancora giustifica, almeno in parte, la loro esistenza. 

14 luglio 2011

Il gusto della scorza parla chiaro

Ogni essere dotato di un minimo d'intelletto e del senso del gusto, dopo aver mangiato la sua prima fetta d'anguria, mette a frutto l'esperienza e fa tesoro di un dato importante: la bontà della fetta d'anguria decresce di pari passo col diminuire dell'intensità del rosso. Più il colore si fa pallido, meno zuccherina è la polpa. Terminata questa, comincia il verdolino della scorza, che notoriamente fa schifo. Generalmente tutti si adeguano a questa realtà, per scomoda che sia, ma ci sono sempre delle eccezioni. 

Le stimate ditte Simmenthal e James Walter Thompson, ad esempio, non si vogliono proprio rassegnare, e insistono a raschiare con i denti l'immangiabile, sperando di convincersi e convincerci che ci sia ancora del buono, che la fetta d'anguria dei giochi con la parola Simmenthal non sia finita tante estati fa.

Era succosa, e ce la siamo gustata tutti con piacere, prima insieme a Walter Chiari con il suo  Simmenthalmente buona e poi con il bimbo anagrammista della Tinsemmhal, ma è finita, finita come prima o poi finiscono tutte le cose, a cominciare da noi stessi. Bisogna farsene una ragione.

Niente da fare, ci vogliono riprovare a tutti i costi. E per fare le cose in grande, si affidano addirittura al regista supercampione d'incassi Luca Miniero.
Eppure, malgrado il magico tocco di uno dei più grandi maestri viventi del cinema italiano, la scorza è scorza, e il suo gusto parla chiaro: fa sempre schifo.




28 giugno 2011

Tu non sai di cosa parli

- Frasi fatte, filosofie a buon mercato, falsa sobrietà, ancora di più!

- Cos'è la pubblicità? Sparare puttanate a caso?

- L'intelligenza è morta!  Anche l'autoradio estraibile! E pure Frank Zappa!

- Allora cos'è uno spot? È il piacere di convincere il consumatore...o è il fatto di possederlo da tergo?

- È puntare al massimo, un testimone schizzato che sembra dire cose profonde! Non pensare, mai! È ottusità.

- Tu non sai di cosa parli.

- Chi lo dice sa di esserlo.

- Non mi hai fatto niente, faccia di serpente!

- A volte, la creatività sta nelle cose più semplici.

- Sei solo un vecchio copy frustrato.

- A cosa serve uno spot, se fa prudere le mani?

- Il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?

- Armando Testa anche questa?

- Sì, ma è roba d'altri tempi.

- Il lusso è un diritto!

- E l'idiozia un dovere.


14 giugno 2011

Testimonial-mercato: nuovi arrivi e cambi di maglia

Nell'inarrestabile, rigoglioso fiorire di nuove campagne e nuove idee che caratterizza la pubblicità del Bel Paese inteso come Italia e non come formaggio, il laborioso brulicare dei testimonial rappresenta molto spesso l'unica forma di vita elementare che valga la pena di seguire.
Rimandando pigramente un nuovo censimento completo delle patate (vedi La conta delle patateLa conta delle patate 2La conta delle patate 2.1), mi limiterò a fare un breve punto sui movimenti del mercato più ricco e vivace dopo quello calcistico. Sicuramente non esaustivo, per cui invito i gentili lettori a collaborare con le loro segnalazioni.

Per quanto riguarda i nuovi ingressi, è bene ricordare il cambio epocale di Tim, che ha visto il trio Neri Marcorè - Marco Marzocca - Bianca Balti prendere il posto della coppia Rodriguez-De Sica, di cui la prima metà si consola mostrando le proprie carni in un nuovo spot Miss Sixty, mentre la seconda non si sa.

Altro avvicendamento che segna la fine di un'epoca è quello che vede Teo Teocoli spodestare Sabrina Ferilli in Poltronesofà. La geniale Max Information elimina insieme al testimone anche il claim, che da "Beato chissofà il sofà" diventa "Felice chi se lo fa, il sofà" . Come mai? Ma perché Teocoli interpreta Felice Caccamo, e alla creatività non si pongono limiti.

Nel fertile settore della telefonia, Ficarra e Picone hanno da tempo preso il posto di John Travolta accanto a Michelle Hunziker in Telecom 187, anche se molti non se ne sono accorti.
Lo spot 3 propone invece un altro terzetto: Raul Bova, Teresa Mannino e una gnocca bruna di cui non è pervenuto il nome. Provate a indovinare su quale sofisticato concept fa leva.
Precedentemente, l'indefessa Mannino s'era esibita in una multisoggetto di velleità sit-com in compagnia di Valerio Morigi per Amadori.

Si muovono anche i pezzi da novanta: George Clooney, pur continuando a sbrigare le sue faccende di capsule Nespresso con John Malkovich, ha sostituito Valentino Rossi e Paolo Cevoli in Fastweb, riuscendo peraltro nel non facile compito di far rimpiangere i due romagnoli.

Star hollywoodiana anche per la Regione Marche, che si aggiudica nientepopòdimeno che Dustin Hoffman in persona.

Sky, abituata a prendere i testimonial in confezione famiglia, incarica Alessandro Del Piero (sempre in comproprietà con Rocchetta/Uliveto), Giovanna Mezzogiorno, Alessandro Gassman e Federica Pellegrini di dirci che ci sono cose più importanti del guardare la tivù.

La sunnominata Pellegrini dà prova di disinvolta recitazione anche per Enel Tutto Compreso, insieme a Riccardo Rossi.

Nel frattempo, la bella Filippa Lagerback ci mostra come gli svedesi (non più i finlandesi) tengano ai loro denti masticando Daygum Protex.

Infine le auto: Elisabetta Canalis in Lancia Musa, Fernando Alonso in 500 (e dall'analista) e, novità fresca fresca, uno schizofrenico Vincent Cassel per Lancia Ypsilon.


E poi venite a dirmi che non ci sono idee.

30 maggio 2011

....................

E poi arriva il giorno in cui qualunque parola diventa inutile, e nemmeno lo sberleffo s'abbassa a tanto. Young & Rubicam fecit.


25 maggio 2011

Coraggio da leone 2

La storia del cinema è ricchissima di esempi di quanto sia difficile per gli episodi seguenti di una saga restare all'altezza del primo. L'Esorcista, Lo Squalo, Rocky, Matrix sono solo i primi che mi vengono in mente di una lista interminabile. Più il capostipite è riuscito, più l'impresa è dura per i discendenti, non c'è niente da fare. Per confermare il genio occorre altro genio.

Lo stesso succede in pubblicità. Salvo eccezioni. Godiamoci quella di cui oggi può vantarsi la Max Information, raro esempio della capacità non solo di eguagliarsi ma addirittura di superarsi. 



10 maggio 2011

Non dire quella parola

Nell'oscuro mondo della pubblicità di casa nostra esiste una parola magica che, per colpa di un malvagio incantesimo, se pronunciata evoca immediatamente un'inquietante presenza. La parola è "Istituzionale". Se avete coraggio, provate a dirla e vedrete se non ho ragione: non appena l'avrete fatto, di fronte a voi apparirà il mostro a lei indissolubilmente legato: il terribile Pippone. 

Il Pippone non ti sbrana, ma si siede accanto a te mentre stai lavorando alla campagna che vorrebbe essere come quella parola di cui sopra, influenzando i tuoi pensieri in modo nefasto. Sulle note di una musica adeguatamente noiosa, comincerà a suggerire direttamente al tuo cervello, con la voce commossa di uno speaker soffione, una tale caterva di banalità, di frasi trite e ritrite capace di stordire un bufalo. Più o meno sempre le stesse, sia che si parli di una banca, di un marchio automobilistico, di un produttore di elettricità o di una linea di biscotti.

La cosa grave è che tu non te ne accorgerai. Il Pippone ti incanterà con la sua nenia ipnotica e con le sue immagini formalmente ineccepibili ma prive di anima, dandoti la sciagurata sensazione di stare elaborando concetti nuovi, intelligenti e soprattutto umani, molto umani. Inconsapevolmente, penserai che la riscoperta delle  cose fatte come si facevano una volta, la natura incontaminata, gli affetti e le amicizie al ralenty, i flashback famigliari degli anni '60, i valori quelli veri o l'antimodismo in nome del sobrismo siano tutti parte di una tua straordinaria invenzione, la cui dirompente carica emotiva rivoluzionerà il mondo della comunicazione.

Purtroppo è solo un'illusione. Quando a cose fatte tornerai a ragionare, ti troverai davanti a trenta secondi di puro Pippone, e ti si ghiaccierà il sangue nelle vene. Ora è successo in Lorenzo Marini Group, ma può capitare a chiunque. O quasi.

28 aprile 2011

Finalmente un po' di radioh!

È per me un vero piacere dare finalmente anche alla radio lo spazio che si merita in Porkfolio. Come già ebbi occasione di dire tempo fa, l'assenza delle migliori espressioni creative di questo mezzo rappresentava un'incresciosa lacuna che andava necessariamente colmata.

L'onore del primo ingresso va a questo gioiellino Samsung Galaxy Tab (agenzia non identificata), certamente per la massa di banalità che riesce a propinare in 30" saltellando da un canale all'altro, ma anche e soprattutto per il copiosoh utilizzoh dell' insopportabileh speaker soffioneh, che da qualcheh annoh imperversah un po' dappertuttoh. Lui si ritiene irresistibilmente fascinoso, io rivaluto il timbro di Rosa Russo Jervolino.


26 aprile 2011

Lo Spritz è con noi

Tra i fatti più rilevanti della più recente Storia d'Italia, insieme con la conquista del secondo posto nell'edizione 2008 di Amici da parte di Valerio Scanu, vi è indubbiamente la diffusione dello "Spritz" (chiamato anche Spriz, Spriss e Sprisseto) al di fuori dei ristretti confini del nord-est. Un fatto epocale, destinato a lasciare un segno indelebile nella gioventù alla ricerca di qualcosa di profondo in cui credere.
Aperol, aperitivo arancione e lungimirante, si è fatto portavoce del movimento spritz e ne promuove da tempo i valori. Ora, al provocatorio motto di Da oggi l'aperitivo è di casa, la parola dello Spritz lascia le spiagge pullulanti di fedeli per entrare nelle case con la sua carica dirompente, simbolicamente rappresentata da un barman, messia benedicente portato in trionfo dalla folla festante, e la forza mistica del suo messaggio: "Ciò che pensavate fosse solo in mio potere (mischiare Aperol, Cinzano e seltz in un bicchiere con ghiaccio) è in verità alla portata di ogni mortale, anche del più umile" (purché in grado di acquistare e stappare una bottiglietta). 
Così il rito si compie e si perpetua, alla faccia di chi pensa che i valori spirituali siano in crisi, soprattutto tra i giovani.


14 aprile 2011

Le Brave Giovanne

Se non si trattasse di una coincidenza del tutto casuale, il neo presidente dell'Art Director Club Italiano Massimo Guastini potrebbe farsi i complimenti guardandosi allo specchio: non appena divulgato il lodevolissimo Manifesto Deontologico dell'Adci e partecipato attivamente al convegno "Il consumo dell'immagine della donna", la Saratoga, nave ammiraglia della comunicazione segaiola, cambia la rotta di quei gradi sufficienti per presentarsi con una nuova Brava Giovanna, indubbiamente più castigata, soprattutto per gli standard dell'azienda. Peccato che lo spot di cui è protagonista, per quanto meno porco, sia una porcata ancora più eclatante.

Io sono sempre stato dell'idea che quando si vuol fare una cazzata tanto vale farla fino in fondo. Così è stato per "Brava Giovanna 1". Voleva assomigliare ai primi 30 secondi di un filmino super 8 danese degli anni '70 e ce l'ha fatta. Quello che serviva al plot prima che il simpatico trio si ritrovasse in camera da letto e che il marito aprisse la vestaglia per sfamare moglie e cameriera c'era tutto. Gli amanti della monnezza potevano persino trovarci un malizioso omaggio a Samperi, se non addirittura un decadente tocco Bunueliano nell'allegoria delle due donne che dipingono una gabbia-voliera dinanzi all'uccello maschio. Ributtante ma perfetto nel suo genere.





"Brava Giovanna 2" è tutt'altra cosa. Il tipico risultato inconcludente delle cazzate fatte a metà, forse per compiacere a metà il Moige. Il marito, probabilmente affetto da una grave malattia e sicuramente ormai impotente, non esce più di casa, e si limita a chiedere alla moglie - è tornata Giovanna? -. La consorte, anch'essa invecchiata e provata dalla malattia del marito, non è più quella di una volta. Mentre sorseggia un tè, risponde amorevolmente - sì, certo, sta verniciando...col Fernovus - malinconicamente ricordando i tempi in cui questo preludeva a ben altro.
Anche Giovanna è cambiata: non è più la loro cameriera in autoreggenti, ma una verniciatrice a tempo pieno in braghette, canotta e timberland, che ora riserva le sue carni e i moderati ammiccamenti al collega di pennello (impersonato da Bruno Cabrerizio, concorrente di "Ballando sotto le stelle", come si premurano di informarci i comunicati stampa). Quando una lussuriosa pennellata sembrerebbe riportarci finalmente al tradizionale erotismo Saratoga, lo spot prende una piega inaspettata: il Brava, Giovanna, Brava, una volta pronunciato da un pene ventriloquo, diventa ora un jingle-balletto stile Brava brava Mariarosa, ogni cosa tu sai far  di antica memoria. - Visto che brava? - insiste ancora la sgarzola, sperando di oscurare il ricordo della Giovanna che fu. La risposta è no.


4 aprile 2011

Mollami

Supponiamo che facciate i pubblicitari. Supponiamo che il fatto sia risaputo ben al di fuori delle mura domestiche. Supponiamo che un giorno uno sconosciuto, dopo aver visto un paio di volte questo simpaticissimo spot, vi aspetti sotto casa per centrarvi in piena faccia con uno sputo ben assestato quale segno di apprezzamento per il lavoro di tutta la categoria professionale. Cosa gli direste?

a) Hai perfettamente ragione, ma un solo sputo non basta

b) Hai perfettamente ragione, ma avrei preferito un paio di schiaffi

c) Hai perfettamente ragione, ma non l'ho mica fatto io

d) Hai perfettamente ragione, ma adesso ti dò l'indirizzo dell'Armando Testa

31 marzo 2011

Per favore

Non sono energumeni ritardati, tutt'altro. Non hanno i musi da cattivi che vi piace fargli fare. Non sono bestie da baraccone. Giocano semplicemente a rugby. E malgrado adesso abbiate scoperto anche voi questo sport, dimenticateveli, per favore. Non usateli come fenomeni da circo al minimo pretesto, per favore. Non sporcate la gloriosa Haka per l'ennesimo spot idiota, per favore. Non usate una mischia per spingere palazzi o qualunque altra cazzata vi venga in mente, per favore. Avete già i calciatori, per questo. Usano tutti i rasoi che volete, palleggiano di tutto, fanno battute da caserma, indossano volentieri qualunque tamarrata volete, fanno i deficienti insieme alla moglie, parlano con gli uccellini, all'occorrenza. Fateveli bastare, per favore. E lasciate perdere il rugby, che è ancora una cosa da gentiluomini coraggiosi, per favore.


28 marzo 2011

I benefici delle sabbiature

Qualche anno fa, quando il web ha cominciato a diffondere i video delle performance di Ilhana Yahav, siamo rimasti un po' tutti affascinati dalla gestualità della "sand artist" israeliana, dalla grazia con cui le sue mani trasformavano morbidamente i disegni di sabbia sul piano luminoso. Molto meno dal suo tratto e dalle composizioni, a voler guardare piuttosto leziose, con quel tocco di kitsch inevitabile per chi sceglie di esprimersi in modo convenzionale con materiali non convenzionali, che si tratti di sabbia, ghiaccio o  fiammiferi usati.

In Tbwa qualcuno ne restò così affascinato da pensare di proporre la sabbiatrice per lo spot Eni, uno di quei pipponi istituzionali con i quali le grandi aziende tentano di commuoverci mettendoci di fronte alla loro bontà d'animo e alla santità dei loro intenti. Il risultato fu piuttosto umiliante per tutti: nell'economia dei 30", la gestualità di cui sopra veniva inevitabilmente mutilata dai tagli e finita da una sciagurata scelta musicale quale la cover di Don't stop, un pezzo dei peggiori Fleetwood Mac.

Un nuovo pippone ha parzialmente corretto il tiro raddoppiando i secondi, ma il risultato complessivo non cambia: il gesto della sabbiatrice non sorprende come dovrebbe, in compenso dalla sabbia emerge tutta la mielosità del suo stile e tutta la limitatezza di uno spot affidato al puro trattamento, senza il supporto di uno straccio di idea. Don't stop continua a peggiorare il tutto, seppure questa volta più dolcemente.

Fin qui abbiamo parlato di spot. Il vero disastro è affidato alla pretesa di tradurre pari pari in stampa, e addirittura in mega affissioni, lo spettacolino televisivo. Niente movimento, niente luminosità di fondo, rimane la banalità di una stretta di mano immortalata sulla sabbia (ma Franco IV e Franco I° non vi hanno insegnato niente?), immobile per darci agio di scoprirne la sconcertante bruttezza. Ha però un pregio: non si sente Don't stop in sottofondo.





24 marzo 2011

Credito nasale

Tanto tanto tempo fa, quando ancora nelle agenzie c'erano le reprocamere e gli art non solo sapevano stappare i Magic Marker ma persino usarli, i vecchi maestri della nobile corporazione dei pubblicitari, aggirandosi tra gli scranni della bottega, solevano dispensare a noi giovani apprendisti qualche buona regola del mestiere.
Una di queste era una semplicissima prova alla quale sottoporre le nostre idee: funziona ugualmente se cambi il tuo prodotto con qualunque altro? Se sì, l'idea è rachitica.
I maestri avevano la fissa del costruire un solido legame tra quel prodotto e la sua comunicazione, e da qualche parte una base su cui farlo la dovevi trovare.
A quei tempi, la marca di jeans che diceva "Chi mi ama mi segua" poteva chiamarsi soltanto Jesus, Cristo o, al limite, Vangelo. 
Oggi potremmo leggere quel claim sotto un paio di chiappe vestite dagli shorts dello stilista Gualtiero Sciafone e nessuno avrebbe nulla da obiettare.

A quei tempi, se proprio ci tenevi a far dire a un profilo importante "A naso è la banca per me", ti serviva qualche pezza d'appoggio. Per esempio, che il nome dell'istituto fosse Cassa di Risparmio di Usmate, oppure che il suo presidente si chiamasse Alessandro Profumo. Un buon motivo, in poche parole. Solo con queste premesse, avresti presentato l'idea al tuo maestro, per poi sentirlo sentenziare - è banale e didascalica -.

Ma oggi viviamo tempi oscuri, abbiamo dimenticato che chi aveva naso sceglieva Dreher ma almeno gli rimaneva la schiuma della birra sulla punta, oggi i maestri sono morti o rincoglioniti o reincarnati in qualcuno che non fa più questo mestiere.
Magari proprio nel corpo dello sconosciuto che, con un minimo intervento di pennarello nero, ha dato a un poster di questa campagna che ho visto affisso nella metro una lezione di creatività: "A naso è la bamba per me". 
Forse non tutto è perduto.


21 marzo 2011

Quando giocano i fuoriclasse

Chiusa finalmente l'imbarazzante saga di Belén e nonno Christian, Telecom dà una svolta radicale alla comunicazione Tim, affidandosi al genio creativo  della Santo, agenzia di Buenos Aires che ha stupito il mondo con le sue idee, quali una scarpa motorizzata che insegue un culo motorizzato per Diesel Sneakers e una colletta di capelli per un calvo per Arnet Broadbant. Ecco lo strabiliante risultato.



Sorprendendoci ancora una volta, gli incontenibili argentini hanno pensato a qualcosa di assolutamente inedito nel panorama pubblicitario di casa nostra: una simpatica parodia di Leonardo Da Vinci, resa ancor più singolare dall'impiego di due testimonial (Neri Marcorè e Marco Mazzocca) e di una top model (Bianca Balti). Questo è probabilmente solo l'inizio, e chissà quali altre imprevedibili idee avranno in cantiere gli esplosivi creativi della Santo. Dante Alighieri? Giuseppe Garibaldi? Quando la fantasia si scatena, non ci sono davvero limiti.


A questo punto, il triste creativo nostrano potrà scegliere tra due sentimenti diametralmente opposti ma ugualmente legittimi: allietarsi grazie alla dimostrazione che nel campionato italiano nemmeno i fuoriclasse riescono a fare un bel gioco, oppure deprimersi ulteriormente, sempre grazie alla dimostrazione che nel campionato italiano nemmeno i fuoriclasse riescono a fare un bel gioco. A piacere.

14 marzo 2011

Rosa vuoi di più dalla vita?

Sig. Gazzetta: Buongiorno, Signora. Avrei bisogno di ribadire soprattutto al mercato pubblicitario il posizionamento del quotidiano sportivo sempre più ‘marchio’ e parte di un sistema integrato che vuole far lavorare in sinergia stampa, web e eventi.

Sig.ra McCann Erickson: Ho giusto il film che fa per lei: siamo in città, una bella ragazza felice cammina tra i fumi, quando due pacchetti di mischia spostano due palazzi...

Sig. Gazzetta: Strabiliante!

Sig.ra McCann Erickson: ...aspetti: ai tavolini esterni di un locale frequentato da bella gioventù, una bella ragazza si vede portar via il bicchiere da un ciclista in gara con altri, che passano nella via diventata d'acqua, stando attenti a non schiantarsi contro una barca vela ivi parcheggiata.

Sig. Gazzetta: Semplicemente geniale!

Sig.ra McCann Erickson:...questo è niente: sopra una cintura enorme... 

Sig. Gazzetta: ...da pistolero!

Sig.ra McCann Erickson: no, normale, da pantaloni.

Sig. Gazzetta: Già, che stupido, mi scusi.

Sig.ra McCann Erickson:...sopra una cintura enorme, dicevo, che entra in un appartamento dalla finestra, sfreccia un bob che prosegue la sua corsa verso la fibbia uscendo di nuovo in strada, dove una bella ragazza sta facendo surf sullo zampillo di una fontana.

Sig. Gazzetta: Guardi, ho la pelle d'oca!

Sig.ra McCann Erickson: Capisco, ma non è tutto: la strada accanto è interamente occupata da un'enorme scarpa da donna con zeppa e tacco, sulla quale...

Sig. Gazzetta: Aspetti, aspetti, mi faccia indovinare...sulla quale scende un campione di snowboard!

Sig.ra McCann Erickson: Fuochino...un campione di salto dal trampolino.

Sig. Gazzetta: Stupefacente! Lei mi sorprende sempre!

Sig.ra McCann Erickson: E infine...

Sig. Gazzetta: Sono tutt'orecchi!

Sig.ra McCann Erickson:…infine ritroviamo le gambe della bella ragazza della prima inquadratura che camminano su una superficie sferica rosa, sulla quale trova… 

Sig. Gazzetta: La prego, non reggo questa suspence…cosa trova?

Sig.ra McCann Erickson:…trova seduto un bel ragazzo che l'aspetta.

Sig. Gazzetta:…che meraviglia!

Sig.ra McCann Erickson: La ragazza si siede accanto a lui offrendoci nel farlo una fuggevole visione delle sue intimità.

Sig. Gazzetta: Addirittura! Non ho parole!

Sig.ra McCann Erickson: Già. Zoom indietro a un totalone che ci rivela la coppia seduta sul marchio Gazzetta dello Sport dominante la città. Cartello Gazzetta dello Sport, Tutto il rosa della vita. Fine.

Sig. Gazzetta: Io…(si soffia il naso rumorosamente)...io sono commosso…non avrei mai potuto immaginare niente di più bello ed efficace, mi creda, signora.

Sig.ra McCann Erickson: Ne sono felice.

Sig. Gazzetta: Una sola domanda: c'è della musica?

Sig.ra McCann Erickson: Certamente, la cover di un brano che va per la maggiore, "Somebody to love" dei Queen. Lo conosce?

Sig. Gazzetta: No, ma mi fido di lei.


7 marzo 2011

Che i porci mi perdonino

Quando ho aperto questo blog, tra le poche ma buone regole che mi sono dato c'era quella di considerare soltanto le malefatte degli addetti ai lavori degni di questo nome, soprattutto se di buona famiglia professionale. Perché ritengo che il buon esempio debba venire dall'alto, e chi più in alto sta più responsabilità ha.
Come faceva la mia prof di lettere delle medie, la quale pretendeva molto di più da chi a casa era seguito rispetto a chi invece era abbandonato a se stesso.
Questo è il motivo per cui non troverete in Porkfolio gli spot dei libri di Marra o simili gioielli d'orrore dilettantesco.

Oggi però devo concedermi un'eccezione, in ragione di un'incazzatura profonda che non posso smaltire privatamente. Perché se solitamente i dilettanti allo sbaraglio fanno quasi tenerezza, quando a vestirne i panni sono ministri e ministeri alle prese con temi delicati come il consumo di droghe il travaso di bile è automatico. Di fronte a tanta presunzione e arroganza, provincialismo e ignoranza, non riesco nemmeno a fare dell'ironia. Non è più questione di gusti né di idee: è solo una terribile fotografia, una delle innumerevoli che ogni giorno si possono scattare in questo paese, della nostra discarica cuturale che cresce a vista d'occhio e che versa fetido percolato su di noi.

Il video che segue è quello relativo alla presentazione ufficiale dello spot (presente al suo interno per tre volte). Il mio consiglio è di resistere fino alla fine. Del video, tanto per cominciare.


Finalmente un po' di pubblicità vera

Di questi tempi, se non hai il tuo bel merchandising non sei nessuno. Non importa se sei una rockstar con la panza di 59 anni appena compiuti, un museo d'arte antica o un sexy shop: il merchandising è d'obbligo e la parola suona così tanto meglio di materiale promozionale e anche di inutile paccottiglia da risultare irresistibile. 
E siccome Porkfolio non si sente inferiore a nessuno, ma soprattutto alla rockstar con la panza di 59 anni appena compiuti, ecco qua il suo merchandising, disponibile per la gioia dei fan presso il nuovissimo Porkfolio Italiano Shop. Aperto tutti i giorni 24 ore su 24.


28 febbraio 2011

L'intramontabile fascino dell'architetto.

Fin dai lontani anni '80, la figura del giovane architetto di successo ha sempre affascinato i creativi meno in regola con tale aggettivo, i quali pare si divertano a riproporne l'icona a cadenze suppergiù regolari, con minimi adattamenti alle mode e ai tic del momento.

I motivi per cui questa figura professionale esercita su di loro e sui loro clienti un fascino perverso sono molteplici. L'architetto è per definizione entusiasta di ciò che fa e di ciò che ha in mente di fare, e questo lo predispone al sorriso. E' piuttosto belloccio, veste casual trendy e porta la barba di qualche giorno, che è sempre una cosa che ci fa sentire tutti liberi e creativi. Lavora sempre in team con un paio di suoi felici simili, di cui uno gradevolmente femmina e l'altro maschio come lui ma un po' meno artista, meno piacione e  più precisino, per questo porta gli occhiali e talvolta non disdegna la cravatta. I tre, insieme, si completano perfettamente e possono fare un sacco di cose divertenti, tipo lasciare di tanto in tanto i loro open-space tutti vetri con vista sul meglio del vedibile per andare in cantiere a veder crescere le loro creature. A differenza di noi pubblicitari, gli architetti si indicano a vicenda con la matita delle cose molto interessanti sul monitor del computer o in bellissimi plastici, se litigano lo fanno per tre secondi in modo amabile e riescono sempre a vendere le loro geniali idee così come le avevano concepite. Per questo motivo, gli capita spessissimo di festeggiare nei modi più simpatici e naturali, tipo brindare con un amaro, darsi maschie strette di mano, pacche sulla spalla e, in casi particolari, addirittura un cinque.

Va da sé che persone così belle, simpatiche, dinamiche, che muovono il mondo con la forza del loro entusiasmo, rappresentino il cliente ideale per una nutrita serie di prodotti essenziali, che vanno dall'amaro per brindare di cui sopra all'auto su cui discutere andando in cantiere, dal software per indicare con la matita sul monitor a piani su misura di strozzinaggio bancario. In questo specifico caso, ciò che non potrà mancare agli architetti di turno è un operatore telefonico unico, l'ideale nel tuo mondo, nel tuo lavoro. Quello che prima o poi sarebbe bello finalmente sapere in che cavolo di felice e pallosissima galassia si trovi.





10 febbraio 2011

Al diavolo

"Al diavolo tutti gli spot per la finta scelta alternativa, che ne abbiamo visti e rivisti da non poterne più. Al diavolo l'esca dell'individualismo a buon mercato, del fuori dal coro dei pirla solo per te che hai capito tutto. Al diavolo il conformismo della loro supponenza anticonformista, dei loro speaker che soffiano banalità. Al diavolo la moda smessa dell'antimoda, che per far moda fa ancora più schifo. 
Il futuro appartiene a chi ha il coraggio di essere differente."

7 febbraio 2011

Il sociale de noantri

Chissà perché, ogni volta che mi capita di vedere una campagna sociale promossa da un Qualunque Ministero Di Casa Nostra, non posso fare a meno di pensare a una vecchia canzone di Graham Nash intitolata King Midas in reverse. Anche se nel caso del Re Mida di Nash "everything around him turns to dust" mentre invece la comunicazione del nostro governo turns in ben più solida sostanza, il meccanismo di trasformazione automatica è lo stesso. L'ho già detto ma lo ridico. Prendi un tema dei più appetibili per qualunque creativo come una campagna per l'uso delle cinture di sicurezza: all'estero è già mezzo biglietto per la croisette in tasca, qui è  l'ingresso garantito in porkfolio.

Interrogarsi sulle cause e dire che ogni governo ha la comunicazione che si merita è troppo facile, bisogna aggiungere almeno che ogni agenzia ha la coscienza che si merita e quasi nessuna sembra seriamente preoccupata per un eventuale giorno del giudizio.
Personalmente, una preoccupazione ce l'ho, e non è certamente quella data dalla certezza che la Leo Burnett non andrà a Cannes per questo film (per la regia di Brando De Sica, un nome che trasuda cinema), ma dal consistente sospetto che uno spot così, al di là della sua incresciosa sciatteria, non serva assolutamente a nulla. 
Mi chiedo infatti quante cinture in più verranno allacciate perché ce l'ha detto bonariamente Gigi Proietti nei panni del vigile/mandrake sul set di un finto film e ribadito nella finta realtà del finto fuori set. 
Ma forse sottovaluto l'immortale fascino della comunicazione sociale de noantri, dove il testimone simpatico ti fa il rimbrotto e siamo a posto così. Poi tutti da Perilli per una pajata. Massì...checcefrega, annoi?



31 gennaio 2011

Buon compleanno, povera Italia.

Il 150° compleanno di una nazione dovrebbe essere un evento importante, fino a prova contraria. La prova contraria salta subito fuori se la nazione in questione è l'Italia, soprattutto quella di oggi, che richiede a figli, nipoti e bisnipoti uno sforzo di volontà non indifferente per volerle bene. La stravagante anziana si ritrova così in balìa di un parentado estremamente diviso sulle attenzioni da dedicarle: si va da chi è disposto a perdonarle qualunque capriccio "perché la nonna è comunque la nonna", a chi invece non vede l'ora di andare finalmente al suo funerale e mettere le mani su quel poco che ha lasciato. 
Stando così le cose, va da sé che i festeggiamenti per il suo centocinquantesimo anno di vita non siano tra i più entusiastici. La torta, qualche regalino, foto di gruppo e poi la si riporta all'ospizio. Chi ha voglia di venire viene e chi non viene amen.
Ah, bisognerebbe farle anche uno spot celebrativo: chi ci pensa?

Qualcuno ci ha pensato, ma non chiedetemi chi, non sono ancora riuscito a scoprirlo. L'unica cosa certa è che, chiunque abbia avuto il pensiero (o la seccatura di doverlo avere) non è riuscito a sottrarsi al clima di cui sopra, come possiamo ben vedere.
Cosa piace alla nonna, oltre al calcio?...le piazzette di paese...la banda comunale...poi? ci sarebbero quei tipi in camicia rossa con cui se la faceva da giovane...com'è che si chiamano...gariballini...garibandini...insomma, quellì lì, ci siamo capiti. Ah, e la musica, quella le piace tanto, la sua preferita è quel pezzo terribile tutto zumpappà...
Dài, mettiamo assieme tutto, facciamo un bel pacchetto e va bene così, vedrai che sarà contenta, poverina.

Ma sì, che sarà contenta, la vecchina. Tanto la cataratta non le consentirà di accorgersi che lo svogliato spettacolino che i suoi litigiosi e ignoranti discendenti le hanno messo insieme per l'occasione altro non è che un minestrone di retorica a buon mercato, un'accozzaglia di luoghi comuni provincial-patriottico-pubblicitari di bassa lega, anche se la bassa lega non partecipa ai festeggiamenti. Sentirà soltanto le note del suo terribile zumpappà fischiate da un nipotino costretto ad esibirsi suo malgrado e si commuoverà come fanno i vecchi, non si sa bene se per la felicità o per la disperazione.
Perché quello che conta è il pensiero. Per l'appunto.