23 dicembre 2010

Siamo in mutande. Auguri.

Alé, pure il 2010 sta per finire di consumarsi davanti ai capponi, le lenticchie, le gioie dei bimbi e le spaventose tristezze di chi non ha il fisico per reggere alla felicità natalizia.
In questi giorni, a noi vecchi, cominciando dal Presidente della Repubblica, piace fare gli auguri tirando le somme del presente che ci meritiamo.
Per gli auguri di Porkfolio ho voluto scegliere un'immagine emblematica, rappresentativa dei tempi che viviamo, di cui la pubblicità, che le piaccia o meno, resta uno degli specchi più affidabili.

Tempi in cui le città si riempiono allegramente di poster nei quali tale Christophe Le Friant (nome d'arte Bob Sinclar), famoso disc-jockey francese dall'espressione un po' sfigata (non scrivo dj perché ritengo che l'acronimo tenda a nobilitare la figura professionale) spalanca il suo giubbotto di pelle per mostrare la perfezione dei suoi addominali e la prepotenza del suo gallico pacco, contenuto in un paio di braghette rosse da veglione tamarro sulle quali sta simpaticamente scritto "SEX INSTRUCTOR First Lesson Free". Marca Yamamay.

Tempi in cui chi pensava che la parità dei sessi si poteva raggiungere a cominciare dal progressivo abbandono dell'utilizzo della famosa donna-oggetto ha potuto invece assistere a un livellamento in senso vizioso anziché virtuoso. In poche parole, non solo le donne non hanno smesso di mostrare culo e tette, anzi, ma hanno cominciato a farlo anche gli uomini.
In compenso, la donna continua a contare una beata minchia, anche se ora le è permesso di commentare pubblicamente i culi degli uomini come al bar sport. 

Accompagnati dalle spensierate note delle hit della zoccoletta italoamericana del look versione 2.0, in questi tempi ci si può accorgere senza un grosso sforzo che la volgarità, nella sua accezione più ampia, ci sta ricoprendo come una glassa che del cioccolato ha solo il colore, e che a voler praticare il pudore, nella sua accezione più ampia, ci si ritrova in compagnia di quattro gatti pasdaran fulminati da dio.
Ma tant'è.


Tanti auguri a tutti per tutto. E che Babbo Natale ce la mandi buona.




15 dicembre 2010

Ma xché?

Quando la pubblicità vuole parlare ai giovani, quasi sempre finisce per fare la stessa brillante figura del cinquantenne che si palesa alla festa del figlio con i jeans calati a metà culo dicendo - Ué, raga, c'è movimento? -.

E' un classico dell'incomunicabilità intergenerazionale, una cacca facilissima da pestare a tutta suola anche  per chi di mestiere fa, o dovrebbe fare, il comunicatore.
Questo perché è molto comodo pensare che per essere accettati dai giovani sia sufficiente esprimersi attraverso quello che si pensa essere il loro linguaggio (come se ce ne fosse uno solo e ufficiale) mettendo insieme quattro luoghi comuni a buon mercato, senza rendersi conto di come il tutto suoni falso e di conseguenza odioso.

Il cosiddetto gergo giovanile, anche nella versione più aggiornata, nel momento in cui esce dalla bocca costellata di corone e impianti di chi giovane non è più da un pezzo diventa immediatamente obsoleto e insignificante. Soprattutto se finalizzato alla paternale della campagna sociale governativa o paragovernativa, quella che vuole convincere i giovani a non fumare, non drogarsi, non ubriacarsi e non andare a schiantarsi in macchina alterati dai suddetti vizi.
Sacrosanti quanto difficili insegnamenti, doverosi da parte del mondo adulto, che perdono di ogni credibilità quando l'adulto pensa di potersi trasformare in un tuo coetaneo per impartirteli da amico simpatico, illudendosi che tu ti beva la commedia. 
E malgrado sia palese che riuscirà a convincere soltanto chi già non aveva intenzione di fumare, drogarsi, ubriacarsi e schiantarsi in macchina, insiste in questa parte e ci prova a scadenze quasi regolari.

Adesso è venuto il turno della campagna contro il fumo promossa dal Comune di Milano in collaborazione con la Fondazione Umberto Veronesi, ideata dalla premiata ditta Casiraghi&Greco.
In questo caso, probabilmente grazie a estenuanti sessioni di brainstorming, gli adulti giungono a una geniale intuizione sul linguaggio giovanile del momento: i giovani d'oggi si esprimono con gli emoticons e gli sms. 
Ergo anche noi adottiamo con simpatia quel linguaggio (senza parolacce, però, che non bisogna dare il cattivo esempio) e rafforziamo il tutto con qualche dato di ricerca e una toccante frase dell'Assessore alla Salute Gianpaolo Landi di Chiavenna che, si sa, ha sui giovani più o meno lo stesso ascendente di Vasco.
 

Voilà.
Il risultato è una multisoggetto di ben ventidue poster, uno più spiritoso dell'altro. Proprio per questo non sono riuscito a fare una selezione e li ho pubblicati tutti.

Buon divertimento.





















9 dicembre 2010

Gli effetti della restaurazione democratica


In fondo, le campagne pubblicitarie sono un po' come i governi: ce n'è di storiche, che resistono imperterrite negli anni con minimi aggiustamenti come vecchie balene democristiane, e ce n'è che durano un niente malgrado sembrava dovessero rappresentare l'alternativa  per il futuro. Ci sono campagne rivoluzionarie e campagne conservatrici. Ci sono dittature di prodotto che soffocano nel sangue qualunque moto creativo e ci sono esperimenti velleitari di sedicente libera creatività.

In questi giorni, nel tradizionale anch'io-anch'io della pianificazione panettonara, ha fatto la sua comparsa uno spot firmato Young & Rubicam che di per sé, nella sua piatta correttezza, non meriterebbe più di altri di entrare in questo porkfolio. Eppure l'ho voluto premiare con un ingresso in quanto  perfetto esempio di campagna di restaurazione democratica.

Come mettere la parola fine  ai governi degli ultimi anni e all'ingombrante eredità di format  superati? Ovvio: con la democrazia, prima e ultima spiaggia dello spot alimentare, dove demo non si riferisce al popolo ma prosegue in nstration. Il vuoto  totale di proposta politica, di idee, si riempie così con gli ingredienti del prodotto (i principali, s'intende: ancora non s'è vista un'appetitosa colata al ralenty di conservanti, addensanti, emulsionanti e coloranti) che danzano al ritmo delle ultime apposite tecnologie.


È lì che sta la porcata, nella più completa, deprimente rinuncia a una qualunque idea creativa, probabilmente frutto di un simile perverso ragionamento: - Ho spazi risicati da 15 e 20 secondi nel mezzo della ressa dei concorrenti: vuoi che li butti via cercando di farmi notare per l'originalità del messaggio? Mica sono scemo: punto tutto sulla qualità degli ingredienti e l'esperienza del marchio. Come fanno tutti.
Ecco allora che, all'insegna della massima differenziazione dai concorrenti, "La magia del Natale è nell'aria...miele splendente, mandorle e nocciole croccanti e un abbraccio di cioccolato...Natale Sperlari, la magia continua". 

L'unica vera magia di questa storia è un salto nel passato a ventidue natali fa. Correva l'anno 1988, e lo spot natalizio Sperlari era questo.